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Segni, suggestioni e simboli dal mondo NGM

Raggiungere l'azienda tramite un social network

clock febbraio 24, 2014 11:37 by author Paolo Vincenti

 

 

Raggiungere l'azienda tramite un social network

Oltre la dimensione del call-center

Da un paio di anni circa, NGM Italia è raggiungibile per l'utenza tramite una pagina Facebook, una pagina Google+ e un profilo Twitter. Non si tratta di network pensati per raccogliere narcisistici "like", ma proprio per consentire agli utenti di scrivere sulle bacheche o twittare. Si scrive all'azienda per richiedere e ottenere assistenza di primo livello (chiarire i dubbi, ottenere consigli e suggerimenti per ottimizzare l'uso del dispositivo), esprimere reclami, avere informazioni di prima mano sulla disponibilità di aggiornamenti software e accessoriLà dove la maggior parte degli operatori telefonici dei call-center costringono l'utente a lunghi tempi di attesa, con il telefono sempre alla mano, i social network permettono di ottenere risposte in tempi differiti, ma comunque ragionevoli e senza l'obbligo di ascoltare un jingle agghiacciante o una voce registrata che cerca di tranquillizzarvi. 

Inoltre, la lamentela riportata sulla bacheca equivale a una protesta su un presunto malfunzionamento o disservizio, ma mostrata pubblicamente ad altri utenti. Questo comporta quindi che l’azienda fornisca una risposta valida e soddisfacente in tempi brevi. Oppure, può essere un modo per ottenere suggerimenti e dritte da parte di altri utenti che si sono trovati ad affrontare il medesimo problema e sono stati in grado di risolverlo da soli. Naturalmente, esiste anche l'altra faccia della medaglia. Il post dell'utente, se non ben ponderato, può mostrare che quest'ultimo si trova in una situazione di torto conclamato, e lo espone di conseguenza ad una pubblica figuraccia.

Non si può tuttavia dimenticare che per una larga parte dell'utenza i social network siano un medium che è comunque privo del calore umano di una tradizionale conversazione vocale. La tastiera del computer o dello smartphone non possono sostituire del tutto questo aspetto; possono però venire incontro ai bisogni di chi desidera ottenere una risposta, e non è in grado - per una serie di comprensibili motivi - di trascorrere il tempo in attesa con il telefono all'orecchio.



Timori di obsolescenza

clock novembre 20, 2012 13:39 by author Paolo Vincenti

 

 

Timori di obsolescenza

Come sei invecchiato, caro telefono!

Se il vostro telefono cade dal terzo piano, se va smarrito nel corso di un rave o se qualcuno se lo inguatta mentre siete distratti, non ci sono scuse: dovete sostituirlo. Ma quando il vostro vecchio apparecchio è ancora perfettamente funzionante, come si fa a decidere se sostituirlo o meno con l'ultima luccicante novità comparsa sugli scaffali? Se optate per sostituzioni frequenti e troppo ravvicinate, rischiate di ritrovarvi tra le mani un dispositivo con differenze solo marginali rispetto a quello che avete anzitempo mandato in pensione.

Un generico termine di riferimento può essere fornito dalla formuletta "costo / ore di utilizzo". In questo modo, anche l'acquisto di un dispositivo che comporti una spesa relativamente elevata può essere giustificato e, in fin dei conti, logico. Se acquistate una costosa fotocamera reflex professionale e poi la usate solo per quindici giorni in agosto, un upgrade molto frequente sarebbe del tutto privo di senso.

I salti tecnologici davvero significativi tendono a verificarsi più o meno ogni tre anni. Se utilizzate il vostro smartphone solo per telefonare, scattare foto in modo occasionale e controllare l'e-mail sul tram, un upgrade ogni tre anni o poco meno non è un'eresia. Se invece lo usate praticamente in ogni minuto dei vostri momenti di veglia, per guardare film, twittare e ricevere foto, orientarvi sulle strade e ricevere aggiornamenti sulle ultime notizie, può avere senso sostituirlo ogni 12-18 mesi. Saranno riconoscenti il vostro portafogli, innanzitutto, e l’ambiente in secondo luogo, perché vi sarà un telefono in meno in discarica (a meno che non troviate un acquirente per il vostro usato: c'è un grosso mercato, là fuori).

Se appartenete alla categoria dei maniaci delle novità a tutti costi, niente da fare, sostituite a volontà. Magari, fermatevi soltanto un attimo a riflettere su quello a cui potreste rinunciare per l'upgrade precoce del vostro cellulare: un viaggio, un abito nuovo, una poltrona più comoda.



Anziani che odiano i cellulari

clock settembre 14, 2012 18:50 by author Paolo Vincenti

 

Anziani che odiano i cellulari

Chi ha detto che i senior phones fanno cagare?

Qualche tempo fa, un'articolo di Guido Ceronetti, comparso sul Corriere della Sera e riferito alle difficoltà che incontrano gli anziani dinanzi ai telefoni cellulari, ha scatenato una rumorosa polemica nel mondo dei blogger. Nonni contro la tecnologia, tecnologia contro i vecchietti, etc. Ad un certo punto mi sono imbattuto in questo articolo postato sul blog Geloblog che, cercando di giustificare il difficile approccio dell'anziano intellettuale con i diabolici dispositivi per comunicare, si conclude leggiadramente con le parole: "gli attuali modelli senior, per un anziano benestante, fanno oggettivamente cagare."

Direi che il punto , qui, è proprio l'anziano benestante. Costui, in quanto appunto benestante (ancor prima che anziano), dispone probabilmente di un livello di istruzione medio-alto, di abbastanza tempo libero per impararsi qualche trucchetto, e quasi sicuramente ha utilizzato molto il cellulare (e forse anche altri dispositivi tecnologici) nella sua precedente attività lavorativa. Quindi, anche uno smartphone di ultima generazione può essere tranquillamente alla sua portata; e lo preferirà, senza pensarci due volte, ad un senior phone, così come prediligerà - finché gli sarà possibile - guidare la Mercedes piuttosto che un trabiccolo che si può usare senza patente. Ma non tutti gli anziani rientrano nella categoria dei benestanti. Per tutti gli altri, per quelli andati in pensione prima che il cellulare diventasse un oggetto di uso quotidiano, per quelli a cui il telefono serve per telefonare o poco altro, per quelli che trovano difficoltà a digitare su una tastiera troppo piccola, per quelli che hanno bisogno di un volume più alto del normale, per quelli che si sentono tranquillizzati dalla presenza di un bottone SOS che potrebbe rivelarsi molto importante, per tutti costoro un senior phone non sembra una scelta poi così deprimente. E poi, non tutti gli easy phones (come noi preferiamo chiamarli)  sono come quelli portati a titolo di esempio (e tratti, chissà perché, da una pagina americana); si consiglia un giretto dalle nostre parti, per dare un'occhiata a modelli come FRED o FELIX, che oltre ad essere "easy" sono anche dual SIM, hanno la fotocamera, e sfoggiano una linea niente male. Non tutti i senior fanno cagare, fidatevi.



Il fantasma nel telefono

clock luglio 18, 2012 17:48 by author Paolo Vincenti

Il fantasma nel telefono

Uso intensivo del cellulare e patologie emergenti

Qualche tempo fa ero rimasto colpito dal fatto che un utente denunziasse una curiosa patologia legata all'uso del cellulare: in sostanza, avvertiva talora la vibrazione del cellulare che teneva in tasca anche se questo in realtà non stava vibrando affatto. Approfondendo questo argomento, ho scoperto che il disturbo è piuttosto diffuso: nel mondo anglosassone va sotto la definizione di Phantom Vibration Syndrome (cioè Sindrome della vibrazione fantasma) ed è collegata ad uno stato ansioso probabilmente originato dai "neuroni specchio". Una variante della stessa sindrome induce la persona ad avvertire di quando in quando lo squillo della propria suoneria anche quando quest'ultima è stata in effetti disattivata. Ma ancor più curioso è il fatto che di patologie connesse all'uso degli smartphones potrebbero esisterne parecchie altre: la sindrome del touch screen (dopo aver usato a lungo il cellulare, si può essere indotti a cercare di chiudere il foglio di calcolo agitando le dita sullo schermo del PC); il disturbo ossessivo-compulsivo della chiamata perduta (e se avessi delle chiamate a cui non ho risposto? Meglio controllare ancora una volta...); il deficit dell'attenzione IM (quando si parla al soggetto, questo sembra non ascoltare, perché continua a verificare il thread nella messaggeria del telefono); le complicazioni generate dall'utente, note anche come User-Generated Complications o UGC (quando un'iniziativa personale avventata produce la modifica di un qualche parametro che non si riesce a ripristinare e getta l'utente in uno stato di profonda depressione per un intero fine settimana).

E voi avete mai sperimentato qualcuno di questi disturbi? Avete altre patologie personali da aggiungere alla lista?



Bunga bunga phone ed effetto Teflon

clock luglio 11, 2012 16:15 by author Paolo Vincenti

 

 

Bunga bunga phone ed effetto Teflon

Nelle avversità dei nostri migliori amici, troviamo spesso qualcosa che non ci dispiace.

(La Rochefoucauld)

 

I giornalisti, come le formiche, tendono per lo più a muoversi in colonna. Una volta azzeccata una definizione, la maggior parte di essi si allinea e la ripropone ad libitum. E' stato ad esempio il caso della formula bunga bunga phone, che da mesi ormai è divenuto il nome corrente per indicare i telefoni NGM dotati di funzioni speciali quali black list, white list, area privé, rumori di sottofondo, etc. (si veda, a titolo di esempio, qualche testata nella nostra rassegna stampa). Certo, la suggestione è forte: il telefono che nasconde le infedeltà e ti salva dalle intercettazioni... Ma sembra che a nessuno sia passato per la testa che per queste funzioni speciali possano esistere impieghi diversi, quotidiani e persino banali. O magari sì, ma la definizione sarebbe stata meno al passo con l'attualità e soprattutto meno pruriginosa. Sintomatico, poi, che quasi sempre negli articoli si faccia riferimento alle strategie che il fedifrago "esperto" potrebbe utilizzare, una volta equipaggiato di un cellulare antisgamo; e le signore? Ma probabilmente questo è un dato culturale: dopotutto, il nostro è un paese dove, fino a qualche decina di anni fa, il tradimento femminile poteva ancora legittimare il delitto d’onore. Per certi uomini, le amanti o le prostitute sembrano ancora accrescere la reputazione di ‘maschio’, secondo un consolidato standard di doppia moralità; e questi individui sono i più inclini ad assumersi dei rischi. In questi casi, si parla anche di "effetto Teflon": come avviene per il noto materiale usato nelle padelle antiaderenti (l’unico materiale attualmente conosciuto sul quale persino un geco finisce per scivolare), critiche e giudizi negativi non fanno presa su questi individui, scivolano via, lasciandoli apparentemente puliti. Quello stesso falso senso di invincibilità che si riscontra spesso nei politici (che ritengono che i loro intrallazzi debbano rimanere segreti, e chi si mette in mezzo è solo un rompic...) o in certi atleti particolarmente antipatici (i quali evidentemente trovano qui la loro riserva di automotivazione). Insomma, chi è "potente" (o si ritiene tale), si sente autorizzato ad assumersi maggiori rischi, e questo contribuisce a incrementare la sua propensione all'inganno, all'imbroglio, all'infedeltà. Il problema è che nella società contemporanea la gente ha sviluppato un'ossessione per le trasgressioni segrete (degli altri), e ancor più per il vedere le stesse portate alla luce, con sputtanamento conseguente. La logica è, più o meno, questa: "io me la passo male, ma guarda in che guai si è andato a infilare quest'altro!" Sarebbe troppo lungo e complesso affrontare qui il problema del perché si trovi conforto nelle altrui disgrazie (la famosa Schadenfreude dei tedeschi), o i parametri che rendono tanto più appagante lo sputtanamento quanto più esso riguarda un personaggio pubblico o una persona che conosciamo. Il dato emergente è che nell'epoca della rete l'effetto Teflon si va via via affievolendo: passaparola, condivisione e trasparenza fanno sì che venga spesso mostrata anche l'altra faccia del tegame, quella non protetta dalla pellicola antiaderente. Evidentemente, il bunga bunga phone (o meglio, la concezione dominante che si è diffusa a proposito di un telefono con funzioni speciali di privacy) si inserisce in questo processo come supporto tecnologico di un'invincibilità che non è già più tale: come i celebri gadget dei film di James Bond, esso viene in soccorso tutte le volte che le pur notevoli risorse individuali non sono più adeguate al livello di rischio che ci si è assunto.



Wi-Fi, ora che lo sai...

clock giugno 28, 2012 18:41 by author Paolo Vincenti

 

Wi-Fi, ora che lo sai...

Ma come faccio ad attivare una connessione wireless?

Nonostante la domanda di smartphones Android sia in crescita costante, molte persone trovano ancora difficoltà nell'attivare la funzione Wi-Fi sui loro dispositivi. La connessione Wi-Fi - giova ricordarlo - è generalmente più veloce della rete dati del cellulare; quindi vi permette di risparmiare, se il vostro piano dati non è illimitato; inoltre, in qualche situazione, potrebbe risultare comunque impossibile collegarvi alla rete dati, e una rete Wi-Fi disponibile può essere una comoda alternativa. Infine, questo tipo di connessione incide meno sul consumo della batteria del telefono rispetto al 3G.

Attivare la connessione Wi-Fi è un'operazione assolutamente semplice. L'area denominata barra delle notifiche, posizionata nella parte alta dello schermo, nasconde generalmente un “mini” pannello di controllo con alcune delle funzioni usate più di frequente sugli smartphones. Tra queste c’è l’attivazione/disattivazione dell’antenna Wi-Fi. 

Ovviamente, la rete Wi-Fi, deve essere preventivamente configurata. Ma anche in questo caso trattasi di operazione assolutamente agevole. Dal menu Impostazioni, è sufficiente scegliere Wireless e reti, quindi Wi-Fi. Dalla lista di reti Wi-Fi disponibili basta toccare a questo punto il nome di quella desiderata ed inserire l’eventuale password. Una volta impostata, la rete Wi-Fi rimarrà configurata anche per le connessioni successive.



Massima accelerazione

clock giugno 13, 2012 17:50 by author Paolo Vincenti

Massima accelerazione 

Il vostro telefono vi sembra troppo lento?

Il vostro telefono impiega troppo tempo ad accendersi? A connettersi in Wi-Fi? Le vostre caselle email e SMS traboccano di messaggi non letti? Continuate a domandarvi se avete scelto l'operatore giusto e l'opzione più adatta a voi? Tranquillizzatevi: non siete soli.

Siamo tutti quanti coinvolti nel turbine dell'accelerazione costante del ritmo di vita. Se soltanto vi fermate un attimo a riflettere, tutte le domande precedenti non avrebbero avuto alcun senso per la generazione che ci ha preceduto. L'esperienza di ieri invecchia così velocemente che ci troviamo costretti ad aggiornarci costantemente per restare al passo. E' un po' come correre in senso inverso su una scala mobile, tanto per rimanere fermi nello stesso posto.

Al rientro dalle vacanze, siete mai stati colti dall'angoscia di esservi persi qualche opportunità favorevole, qualche aggiornamento importante, qualche offerta irripetibile? In un mondo in costante accelerazione, l'opzione zero non è più consentita: siamo costretti a rimanere sempre connessi. La nostra epoca è quella in cui la velocità dei mezzi di trasporto e l'informazione in tempo reale producono una contrazione dello spazio: Milano, New York o Tokyo diventano semplici coordinate geografiche, e ciò che siamo abituati a considerare come solido tende a diventare "liquido", si muove senza sosta sotto forma di flusso (di capitali, di idee, di contenuti virali, di malattie epidemiche). L'individuo stesso si riduce a 'particella elementare' (come ci insegna Michel Houellebecq), isolata, senza agganci, trascinata via senza pietà dalla corrente: e il corpo diviene man mano obsoleto, accessorio. Trascorriamo ore in palestra o facendo jogging solo perché siamo preoccupati della nostra efficienza a livello meccanico: cioè per lo stesso motivo per il quale, quando si possiede un'auto d'epoca, si cerca di farla girare almeno una domenica sì e una no.

Posti dinanzi all'esigenza di imparare qualcosa di nuovo, ci troviamo sempre più frequentemente dinanzi all'opzione del 'corso accelerato' o addirittura alle tecniche di lettura ultrarapida. Un'accelerazione anche nel campo della conoscenza quindi, pure se con prevedibili effetti collaterali di superficialità e frammentarietà: scartare i dati e i discorsi che appaiono inessenziali, saltabeccando da un blog ad un manuale, da un video ad un forum di discussione. Fare zapping con le idee e i concetti, come ormai da decenni abbiamo appreso a fare con i programmi della TV.

Certamente avrete anche notato - sbarcati da un aereo preso in corsa e giunti in una qualche destinazione esotica per una vacanza lampo, con escursioni rigidamente programmate - che su questo pianeta vi sono ancora esseri umani che vivono con un andamento lento, senza orologio e senza sveglia. E magari vi sarà anche scappato di pensare, con una punta di invidia, a come sarebbe vivere seguendo questi ritmi da 'selvaggi'.

 

Come vi confrontate con questo fenomeno di costante accelerazione? Come utilizzate il vostro telefono per cercare di non sentirvi 'disconnessi'?

 



Domande nella polvere

clock giugno 12, 2012 12:22 by author Paolo Vincenti

Domande nella polvere

Telefoni a prova di urti, acqua, polvere. Ma chi si interessa alla polvere?

Polvere? Quasi nessuno si interessa alla polvere, siamo sinceri. La polvere appartiene ad un mondo residuale, quello dei rifiuti, delle cose da accantonare, da gettare, da far sparire in fretta. La polvere è, agli occhi della casalinga, l'epitome del concetto di 'eterno ritorno': tutti i giorni si ripresenta, dopo essere stata spazzata, aspirata, rimossa col piumino. E come sarebbe un mondo consegnato definitivamente alla polvere, un mondo senza scope, aspirapolvere, Roomba o panni magici? Forse un'enorme distesa grigiastra che avvolgerebbe le cose come una nevicata tenue e pennacchiosa? O magari non sarebbe troppo diverso dal solito, poiché - come osservava Quentin Crisp - dopo quattro anni la polvere smette di incrementare?

Ma da dove viene la polvere? Che cos'è? Un qualcosa di evanescente, privo di forma, al confine tra solido e gassoso: sembra situarsi nella stessa categoria a cui appartengono la nebbia e le nuvole. Quindi non priva di una propria poesia, anche se spesso associata a degrado e sogni infranti come nel celebre romanzo Chiedi alla polvere di John Fante o nei fantastici scatti fotografici di Henk van Rensbergen. E ancora, "polvere sei e polvere ritornerai": la polvere è discontinuità, impermanenza, qualcosa che affiora dalla vacuità per poi tornare a dissolversi in essa. 

Per chiudere, qualcuno si rammenterà sicuramente Another One Bites The Dust, brano tanto famoso quanto enigmatico dei Queen. Ma chi era che mordeva la polvere? E perché?

 



Anima intelligente e battito elettronico

clock giugno 8, 2012 12:49 by author Paolo Vincenti

 

Anima intelligente e battito elettronico

Il processore è un elemento chiave per qualsiasi cellulare. Ma fino a che punto è importante per le prestazioni complessive? 


La pulsazione cardiaca è il segno della forza vitale di un organismo: è l'impulso del desiderio originale di esistere. Nessuno, tuttavia, si augura di avere un cuore che batta più veloce di quello degli altri. Il processore è il cuore del telefono cellulare. Il nostro attuale stile di vita esige che sempre più persone si muovano con ritmi accelerati e siano indotte a munirsi di dispositivi portatili sempre più potenti, quindi con una "pulsazione" sempre più rapida. Spesso alle caratteristiche del processore (CPU) vengono collegate le prestazioni generali dell’intero cellulare, anche se in realtà non è questo il componente che contribuisce in maniera determinante alla resa complessiva. Dopo aver sfogliato riviste più o meno specializzate o visitato siti web e forum di telefonia, il dato che normalmente è a tutti noto per qualsiasi processore è la frequenza di clock (misurata in GHz). Tale grandezza indica la velocità con la quale vengono processati i dati. È un parametro importante, ma la capacità di calcolo, ad esempio, lo è altrettanto. Qui entra in gioco l'architettura del processore e la corrente tendenza verso il Dual Core, cioè verso CPU che uniscono in un unico sistema due processori indipendenti che lavorano in parallelo, con riduzione dei consumi e minori necessità di raffreddamento. Un processore con doppio core (Dual Core) e frequenza di clock più basso, può avere una capacità di calcolo superiore di uno con clock più alto, ma con singolo core. A fare la differenza non è quindi solo la frequenza di clock, ma anche il tipo di CPU, il numero di core a disposizione, e la dimensione della cache.
Inoltre, altri parametri intervengono sulle performance del telefono stesso, come ad esempio il quantitativo disponibile di memoria RAM, che permette di operare in maniera rapida su più applicazioni contemporaneamente.
Un telefono con gestione della doppia SIM richiede mediamente più risorse di un dispositivo con singola; in questo caso è l’intera piattaforma che lavora affinchè le prestazioni del Dual SIM si mantengano su livelli comparabili con quelli dei sistemi a singola SIM. Le piattaforme che vengono utilizzate sui telefoni Dual SIM sono state di conseguenza ottimizzate per mantenere inalterate (per quanto possibile) le prestazioni offerte dal medesimo processore nel caso che esso venga utilizzato da un telefono dotato di singola SIM.

Quali sono le specifiche tecniche che prendete in considerazione quando acquistate un telefono cellulare? Quali indicazioni vi sembrano di solito poco chiare o carenti?



Da Arles ad Artaud, passando per McLean

clock maggio 24, 2012 19:00 by author Paolo Vincenti

 
 

Da Arles ad Artaud, passando per McLean


 NGM Van Gogh è un cellulare provvisto di auricolare incorporato, senza fili e staccabile. Ma perché chiamare un telefono con il nome di un pittore?

Perché chiamare un telefono con il nome di un pittore? Qualcuno lo ha interpretato come un’associazione con la famosa lite tra Gauguin e Van Gogh: alla fine, il pittore olandese si ritrovò con il lobo di un orecchio staccato. Seguendo questa logica, qualcuno ha pensato: auricolare che si stacca = orecchio che se ne va. Ora, a parte il fatto che la parte tagliata dell’orecchio di Vincent era appunto il lobo, cioè una parte dell’orecchio privo di funzione acustica (come sanno benissimo tutti coloro che lo perforano allegramente), si potrebbero anche cercare connessioni meno fosche, magari con i colori, il senso di libertà, etc. Personalmente, parlando di Van Gogh, tre sono le suggestioni che mi vengono alla mente. Innanzitutto Arles e la Provenza. Luce abbagliante, grano, girasoli, lavanda, notti stellate, un Gigondas da sorseggiare. La solarità del paesaggio mediterraneo è tutta assorbita e ricompresa in una sequenza enorme ed irripetibile di tele dipinte nel giro di due soli anni. Un’attività febbrile, scandita dall’alternanza di luce e buio, dal contrasto di colori chiari e scuri, da fasi di lucidità e momenti di squilibrio.
Poi, Antonin Artaud. Perché nessuno come lui ha saputo dare una voce folgorante a quella ricerca di anarchia e assoluto (assoluta anarchia?) che lo accomuna con il pittore olandese: entrambi suicidati dalla società, entrambi alienati nel senso più vero della parola (cioè divenuti altro da sé, trasformati in una sorta di figure teatrali che possono concedersi il lusso di deridere il mondo ed esserne scioccamente derisi), entrambi “venuti alla luce”, seppure in modo diverso, nell’assolato Midi francese.
Infine, Vincent una canzone scritta da Don McLean nel lontano 1971, appunto in omaggio a Van Gogh. Un po’ mielosa, come è nello stile dell’autore, ma comunque bella. Da bambino l’avevo ascoltata come colonna sonora dello sceneggiato TV Lungo il fiume e sull’acqua e la melodia mi era rimasta in testa per anni; l’avrei poi ritrovata anni dopo in un episodio della stagione 4 dei Simpsons (quando si dice la contaminazione fra cultura 'alta' e 'bassa'). La trovate qui in accostamento ai quadri di Vincent.
Per chiudere il cerchio, avrei preferito una canzone di Nick Drake, il musicista folk inglese la cui parabola esistenziale ricorda per molti versi quella di Van Gogh (ignorato in vita, celebrato come un autore geniale dopo la sua morte prematura); poiché Drake non ha mai scritto canzoni su Van Gogh, ripiego su questo altro accostamento tra il breve brano Horn (dal suo capolavoro Pink Moon) e alcune tele celeberrime.

Quali sono le vostre personali associazioni con Van Gogh e le sue opere? Quali emozioni vi suscitano?



3NiGM@ per NGM

Paolo 'Paul EnØ' Vincenti è Social Media Manager presso NGM. Queste pagine sono dedicate a ospitare notizie vagamente connesse con NGM, aggiornamenti su progetti in corso, eventi, sfoghi più o meno violenti, deliri, confessioni, manifesti, piaceri inconfessabili, molestie, manipolazioni, fatti e opinioni, miti e pettegolezzi, annunci formali, indiscrezioni, vituperi, nomi per cuccioli e altre parole declinate al plurale.

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