Domande nella polvere
Telefoni a prova di urti, acqua, polvere. Ma chi si interessa alla polvere?
Polvere? Quasi nessuno si interessa alla polvere, siamo sinceri. La polvere appartiene ad un mondo residuale, quello dei rifiuti, delle cose da accantonare, da gettare, da far sparire in fretta. La polvere è, agli occhi della casalinga, l'epitome del concetto di 'eterno ritorno': tutti i giorni si ripresenta, dopo essere stata spazzata, aspirata, rimossa col piumino. E come sarebbe un mondo consegnato definitivamente alla polvere, un mondo senza scope, aspirapolvere, Roomba o panni magici? Forse un'enorme distesa grigiastra che avvolgerebbe le cose come una nevicata tenue e pennacchiosa? O magari non sarebbe troppo diverso dal solito, poiché - come osservava Quentin Crisp - dopo quattro anni la polvere smette di incrementare?
Ma da dove viene la polvere? Che cos'è? Un qualcosa di evanescente, privo di forma, al confine tra solido e gassoso: sembra situarsi nella stessa categoria a cui appartengono la nebbia e le nuvole. Quindi non priva di una propria poesia, anche se spesso associata a degrado e sogni infranti come nel celebre romanzo Chiedi alla polvere di John Fante o nei fantastici scatti fotografici di Henk van Rensbergen. E ancora, "polvere sei e polvere ritornerai": la polvere è discontinuità, impermanenza, qualcosa che affiora dalla vacuità per poi tornare a dissolversi in essa.
Per chiudere, qualcuno si rammenterà sicuramente Another One Bites The Dust, brano tanto famoso quanto enigmatico dei Queen. Ma chi era che mordeva la polvere? E perché?
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